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Chiari capitale del libro 2020

Chiari in provincia di Brescia (Lombardia) è la “Capitale italiana del libro” per il 2020. 

Il Consiglio dei Ministri ha approvato la proposta del Ministro per i Beni e per le Attività Culturali e per il Turismo, Dario Franceschini, di conferire al Comune di Chiari in provincia di Brescia, uno dei più colpiti dalla epidemia da Covid-19, il titolo di “Capitale italiana del libro per l’anno 2020”.

“Così come è accaduto per il titolo di Capitale Italiana della Cultura – che ha tratto ispirazione da quello di Capitale Europea -, anche la “Capitale italiana del Libro” genererà meccanismi virtuosi capaci di sviluppare progetti culturali, coinvolgenti e innovativi” ha dichiarato il ministro Franceschini.

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Editoria: Radio TV Locali, UGL Creativi “Salvare le 900 Aziende del settore”

«Esprimiamo tutta la nostra più grande preoccupazione per le sorti della rete di comunicazione radiotelevisiva locale, il Parlamento, il Governo, i Presidenti delle Regioni e i Sindaci devono rendersi conto che questo sistema se non adeguatamente sostenuto rischia di fallire con le 900 aziende del settore le quali in Italia costituiscono, grazie alla dislocazione in ogni luogo di radio e tv locali, un modello unico al mondo proprio per il fatto che assicura, fino all’ultimo cittadino in ogni angolo del Paese, il necessario mezzo di comunicazione e di informazione».
A dichiararlo è Filippo Virzì, Segretario Regionale dell’Ugl Creativi in Sicilia.
«Il Servizio di pubblica utilità deve sopravvivere e per riuscirci oggi ha bisogno di aiuto – spiega Virzì – l’Italia ha una rete di comunicazione locale unica al mondo, il Governo provveda a erogare alle piccole e medie emittenti locali, escluse dal contributo del decreto legge 34/20 o che hanno preso somme insignificanti, un congruo bonus pari al 90% delle spese di esercizio iscritte a bilancio nel 2019. Si riveda con urgenza il DPR 146/17 che assegna il 95% dell’85% del fondo del Pluralismo alle prime 100 emittenti televisive in graduatoria SICEM lasciando fallire le altre 900 radio tv locali.
Anche quel 15% assegnato alle radio è assolutamente insufficiente ed andrebbe innalzato al 30% del fondo per affrontare il cambiamento tecnologico del DAB+».
«Non dimentichiamoci – conclude Virzì – delle radio e tv comunitarie del sociale e del volontariato, siamo ancora in tempo a mantenere in vita tale prezioso patrimonio nazionale, rimandare potrebbe essere già troppo tardi».